“Gaudete et Exsultate”: questo è il titolo dell’esortazione apostolica di Papa Francesco sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.
L’inizio del documento rinvia immediatamente alle Beatitudini, infatti “rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5,12) è la promessa rivolta da Cristo a quanti sono perseguitati per il Vangelo.
Gioia, santità e martirio/testimonianza sono i tre pilastri della vita cristiana, che splende nella notte oscura della Storia come un faro veramente rivoluzionario.
Come scriveva Edith Stein, “gli avvenimenti decisivi della storia del mondo sono stati essenzialmente influenzati da anime sulle quali nulla viene detto nei libri di storia”; ma di quali eventi decisivi si tratta? La chiamata alla santità è essenzialmente una chiamata a vivere nella Storia, nel disegno di Dio, nella consapevolezza che tutto “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rm 8,28).Non c’è santità senza un percorso di vita: nel quotidiano banco di prova, da quando ci si sveglia fino a quando ci si corica, possiamo scorgere la pressante esortazione a correre verso la Meta.
Allora, ogni istante si può vedere come l’occasione per donarsi e per crescere nella comunione con il Signore, è l’evento decisivo, la tappa verso la santità.
L’esortazione di Papa Francesco, fin da subito critica l’atteggiamento di chi ritiene la santità un fatto riservato a pochi perfetti.
Se il vaglio compiuto dalla Chiesa nei processi di canonizzazione è essenziale per proporre pubblicamente figure eminenti di testimoni, tuttavia, la santità è un carattere costitutivo del Popolo di Dio.
In altre parole, siamo chiamati a essere santi proprio perché battezzati.
La santità non è accessoria al cristianesimo, ma ne è linfa vitale.
Pensare di non poter mai diventare santi è il più grave rifiuto all’azione dello Spirito Santo.
Piuttosto, per camminare – anzi correre – nel cammino di santità bisogna aprire gli occhi e accorgersi che, tra tanto male “rumoroso”, vi è una silenziosa schiera di testimoni che, nel segreto della propria vita, senza alcun clamore mediatico, effondono il “profumo della carità di Cristo” (Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al Capitolo generale della Congregazione di don Orione del 27 maggio 2016).
Sono loro “i santi della porta accanto”: l’immagine presentata da Papa Francesco per indicare la santità nel quotidiano non solo ci ricorda quanto possa essere vicina a noi l’esperienza di testimonianza, ma chiama anche noi a divenire “porte spalancate” accanto agli altri.
Risuonano ancora le parole di San Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”.
Il santo è, dunque, colui che, avendo aperto le porte a Cristo, senza paura, è divenuto egli stesso porta di una casa accogliente.
E l’accoglienza procede di pari passo con la pazienza: in un mondo che non tollera quanto non è conforme a uno standard di perfezione, in un mondo pervaso dalla cultura dello scarto, in un mondo che ha un profondo terrore della sofferenza, perché non si apre alla prospettiva salvifica di Dio, i santi sono il “sussurro di brezza leggera” (1Re 19,12), che dà significato al tutto.
Andrea Miccichè