Dalla giovinezza alla vecchiaia una bella storia d’amore.
di Gianluca BERNARDINI per sdcmilano.it
C’è sempre un misto di tragedia e commedia nei film di Paolo Virzí. Una caratteristica delle sue storie che, sebbene abbiano aspetti tristi, nascondono lievi risvolti che riescono a mettere il sorriso sulle labbra e forse, pure, un pizzico di tenerezza nel cuore.
Pare così, infatti, la storia di «Ella & John», due anziani coniugi, ormai acciaccati dagli anni, ai quali le prove fisiche sembrano portare via il tempo, ma non ancora l’amore. Lei (Helen Miller), più giovane, che ha però il cancro, lui (Donald Sutherland), ex professore universitario di letteratura, malato nella mente, ma che ancora si vogliono un bene infinito. Un giorno, sorprendendo i figli ignari e ormai adulti, decidono di intraprendere il loro ultimo viaggio, come facevano una volta, a bordo del loro camper, soprannominato «The Leisure Seeker», verso la casa di Hemingway nel Key West, giù per la Old Route 1. Si apre così un vero e proprio road movie, carico di sorprese, capace di commuovere e divertire anche gli spettatori più adulti, pur mantenendo una certa malinconia di fondo.
Perché il tempo passa e mentre lascia i suoi segni, ti ricorda che indietro non si può più tornare. Si possono ripercorrere le stesse strade, gli stessi luoghi, magari anche rivivere le stesse sensazioni ma, inesorabilmente, non si è più gli stessi.
Le fotografie almeno te lo rammentano (uno dei momenti più di pathos nel film) e sebbene ti permettono di ricordare gli avvenimenti, le ricorrenze e i giorni spensierati, ti pongono di fronte l’amara verità che tutto ciò riguarda il passato. Virzì lo fa con una bella storia d’amore, ben raccontata (con un gruppo di affermati sceneggiatori, tra cui la Archibugi), all’americana, mentre durante il viaggio ce ne svela i segreti. Un amore incorrotto, forse, verso un lieto fine. E qui (ahimè!) pur avendo un senso il plot narrativo, è la significanza di ciò che viene messo in scena che lascia qualche domanda e punto interrogativo sul senso ultimo della vita. Quella a cui tutti siamo legati, dalla bellezza della giovinezza fino alla maturità della vecchiaia, che ha qualcosa da dire anche quando la malattia sembra, purtroppo, segnarne il termine.
Un film «moderno» su cui ragionare, ben confezionato (forse troppo), che nasconde dietro la sua patina un malinconico dolore. Che resta.