È una copertina molto forte quella che accompagna questo libro, devo dire che il coraggio della casa editrice viene premiato dalla lettura del romanzo in questione.
Chi è nato alla fine degli anni sessanta come me, in una provincia dalla battaglia quotidiana, conosce bene il fango che l’autore descrive. Ci siamo nati, ci abbiamo combattuto e ne siamo usciti indenni. Non tutti.
Amitrano ci racconta dei problemi adolescenziali nei ricordi del protagonista, richiamato nella sua Formia dalla morte per overdose di un vecchio amico. Sarà un percorso a ritroso negli sbagli, nelle illusioni e nell’incoscienza di un’età incontrollabile. Sempre in bilico su quel filo invisibile che separa il vivere dal sopravvivere. La noia della provincia bruciata in pochi grammi di hashish ed un tiro di coca. Quando il tormento si trasforma in realtà, è la realtà stessa che vive di sogni. Spesso indotti.
L’anima è composta da infiniti frammenti che, scossi opportunamente, cominciano a vagare impazziti, in simultanea col palpito del cuore. Così l’autore ci racconta dei primi amori, di grandi amicizie e della vergogna delle proprie origini e delle proprie famiglie. Dove la normalità diventa più schizofrenica per scelta di chi la subisce per volere divino.
Un finale toccante chiude il cerchio della vita.
Uno strano vortice in cui tutti entrano per gioco ma spesso non riescono ad uscirne. Una lotta per la sopravvivenza senza esclusione di colpi, in cui ad uscire sconfitto è sempre e solo il buon senso.
Una lettura che fa riflettere.