Il vecchio leone fa i conti con il gospel
All killers, no fillers. Così gli americani chiamano i dischi che non hanno riempitivi, ma solo pezzi forti.
Ma di chi stiamo parlando? Niente di meno che di Tom Jones, 70 anni, 40 di carriera, una delle voci più belle e potenti in circolazione. E del suo 39° album, Praise and Blame, in cui decide (come lui stesso racconta) di tornare alle sue radici, alle canzoni che cantava nei pub, in Galles, da ragazzo.
Canzoni che in realtà provengono in parte dal repertorio cantautorale americano ed in parte dal traditional. Suoni ruvidi, scabri, una voce ancora da paura e una scelta difficile, impopolare, se è vero, come si racconta, che al momento del primo ascolto ha fatto andare su tutte le furie il boss della sua casa discografica, che quasi non voleva più pubblicare il CD.
Una scelta che vuole andare alle radici a cui, presto o tardi, tutti i grandi tornano. E fa un certo effetto sentire queste preghiere ruvide, aspre, pronunciate con vigore e convinzione.
Nobody’s fault but mine, è proprio vero, vecchio Tom, non è colpa di nessuno se non tua. Ma non è una colpa voler essere veri.
E a ramengo tutti quelli che magari volevano una nuova Sex Bomb. Buon ascolto.
Walter Muto per Tracce.it