Titolo Originale: Guardians of the Galaxy: Vol. 2
Regia: James Gunn
Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Michael Rooker, Karen Gillian, Pom Klementieff, Elizabeth Debicki
con le voci di Vin Diesel e Bradley Cooper (v.o.) con Sylvester Stallone e Kurt Russel
Casa di Produzione: Marvel Studios (Walt Disney Pictures)
Target: (Pre?)Ado+
Siamo una famiglia
La prima cosa che si percepisce guardando Guardiani della Galassia: Vol. 2 è l’affetto che il regista James Gunn nutre nei confronti delle sue creature, dei suoi personaggi. Ogni singolo personaggio ha il suo giusto spazio e il suo giusto approfondimento psicologico in modo che nessuno di questi risulti “piatto” o “di sfondo”. Certo, il protagonista indiscusso rimane il personaggio di Chris Pratt, Star-Lord, e la sua relazione col padre Ego (un Kurt Russel in una più che ottima forma).
E qui sta la grandezza di Gunn: nel non far percepire come “collaterale” la presenza di nessuno degli altri personaggi.
E così abbiamo Drax che inconsapevolmente regala battute e momenti meravigliosi, alle volte di comicità pura, alle volte di una profondità inattesa (bellissimo il passaggio dalla battuta esilarante “Sei terrificante da guardare!” alla profondità della frase seguente: “Ma è una buona cosa: quando sei brutto e qualcuno ti ama sai che ti ama per come sei. Le persone belle non sanno mai di chi fidarsi”).
E così pure la relazione tra Gamora e Nebula cresce in modo naturale e ci regala un aggancio per Infinity War nella “crociata” personale di Nebula contro il padre adottivo Thanos (del quale assaporiamo ancor di più la crudeltà, anche se non appare mai nel film); e Rocket, il procione, che è sempre il più divertente del team, ma qui se ne spiega il motivo che ce lo fa amare ancora di più.
Mantis è una spalla comica perfetta per Drax e un personaggio ad ogni modo interessante da scoprire in futuro; Baby Groot con la sua infinita spontaneità e tenerezza ruba la scena, ma mai a tal punto da dimenticare quale sia la storia che sta scorrendo dietro di lui.
Capitolo a parte per Yondu Udonta, che guadagna tantissimi punti in questo Vol. 2 rispetto al primo film a livello di spessore psicologico (e la sua “Sono Mary Poppins, gente!” rimane una delle battute migliori del film, tra l’altro improvvisata dallo stesso attore, Michael Rooker).
Il tema portante del film è quello della famiglia, di origine o “adottiva” che sia, la cerchia di persone che si amano di più e da cui ci si sente amati, con i dovuti e naturali battibecchi ma dove regna incontrastato il volersi bene, qualsiasi cosa succeda.
Ma il film in sé è tutto meno che un film per bambini.
Forse nascosto sotto un buonissimo strato di umorismo (si ride molto e di gusto!), colori fluorescenti, ambientazioni incredibili, musiche anni ’80 e grandiosi effetti speciali, Guardiani della Galassia: Vol. 2 è il film Marvel più cupo e più intenso di tutti.
[Scene come il maltrattamento del piccolo Baby Groot da parte dei Ravagers ammutinati, piuttosto che tutta la storia di Ego rispetto alla madre di Peter e agli altri suoi figli, o il dramma familiare tra Gamora e Nebula, fino alla (forse fin troppo enfatizzata) morte di Yondu nel finale… non sono certo scene da vedere a cuor leggero o alle quali si possa rimanere del tutto indifferenti.]
Sylvester Stallone, diciamolo, è più un’icona che un grande attore. Eppure (forse proprio per il suo essere icona di un’altra epoca) la parte di [Stakar Ogord, membro onorevole dei Ravagers – nei fumetti leader della prima formazione dei Guardiani, quella che vediamo riassemblarsi in una delle cinque scene dopo i titoli di coda] gli calza a pennello. Non vedo l’ora di saperne di più su di lui e sugli sviluppi che il suo personaggio avrà nell’MCU.
L’ho già detto ma mi ripeto: Kurt Russel è un vero fuoriclasse e “sente” Ego come suo in modo tale da sembrare una cosa sola col personaggio. Veramente qualcosa di strepitoso.
James Gunn ha detto che rivedremo entrambi i personaggi in futuro e che avranno una certa importanza, [come questo sia possibile per Ego, evidentemente morto nel finale, non si sa ma in un universo così strano tutto può accadere.]
L’Awesome Mix Vol. 2 (playlist di canzoni anni ’80, colonna sonora del film) funziona tanto quanto l’Awesome Mix Vol. 1 nel primo film, con la canzone “The Chain” a rappresentare, anche come testo, l’essenza della storia.
Farcito, come il primo capitolo, di camei e easter egg (dal mondo Marvel e dagli anni ’80 che tanto piacciono a James Gunn) tra cui spiccano il cane spaziale parlante Cosmo (nei titoli di coda), Howard il Papero (già visto nella scena post-credits del primo film) e l’immancabile cameo di Stan Lee.
[Stan Lee che ha un ruolo veramente interessante: viene visto infatti nello spazio a parlare con gli Osservatori (creature fuori dal tempo e dallo spazio che “osservano” appunto, l’universo Marvel e le sue dinamiche e che di solito non si palesano mai se non poco prima di un’imminente catastrofe – il fatto che li vediamo qui può essere una piccola anticipazione della portata di Infinity War l’anno prossimo). Ma c’è di più: è Stan Lee stesso a raccontare di quando era stato un fattorino della FedEx, esattamente quello visto in Civil War. La teoria è questa: che Stan Lee non sia nient’altro che un Osservatore con sembianze umane e che quindi tutti i suoi personaggi non siano personaggi diversi, ma lo stesso Osservatore che si sposta per tenere “sotto controllo” i nostri eroi. Teoria molto interessante. Così come molto interessante è la terza scena post-credits, in cui vediamo finalmente chiamare per nome Adam Warlock, storico personaggio dei fumetti. Ebbene sì, Adam Warlock comparirà finalmente nell’MCU, non in Infinity War – pare – ma sarà presente al 100% in Guardiani della Galassia: Vol. 3, come confermato da Gunn stesso.]
Concludendo, ho trovato questo capitolo migliore del precedente (vero, ci sono meno cambi di location, ma la storia è decisamente più elaborata) e trovo sorprendente la dedizione di James Gunn, che in circa quattro ore di film (sommando il primo e il secondo volume) è riuscito a farci davvero affezionare a un gruppo di freak come questi.
Sono convinto che il suo sia in tutto e per tutto (dalla cura per il cast, lo script, le scenografie, la musica, i colori…) il cinecomic “d’autore”. Certo, probabilmente funzionerebbe meno su un film d’insieme come Avengers, per il quale i fratelli Russo sono la scelta migliore, ma per i Guardiani non si poteva sperare di meglio.