I giovani sono sempre giovani, in qualunque paese. O forse no.
Basta spostarsi di un paio di ore di aereo e le cose cambiano.
Quando sono partito per Londra, come ragazzo alla pari, avevo questo pensiero. Forte dell’esperienza di Don Bosco e del suo sistema educativo vissuto in prima persona, sia nella mia famiglia, sia nel frequentare le scuole salesiane, mi sono detto che sarebbe stato “facile” vivere questa avventura in famiglia e gestire dei ragazzini, attingendo agli insegnamenti e agli esempi ricevuti.
Invece…
Non è tanto tempo che mi sono trasferito – solo due mesi – ma una mia idea me la sono già fatta. Purtroppo non è facile come pensavo.
La famiglia che mi ospita diciamo che rappresenta bene il mondo giovanile inglese.
I giovani appaiono piuttosto lontani dagli adulti, dai familiari, soprattutto se poi la famiglia è monoparentale o disgregata. Per questo sembrano meno sensibili, più “freddi” rispetto a quello che ero solito trovare dalle mie parti; mancano le abitudini conviviali che noi diamo per scontate, come pranzare o cenare insieme o trascorrere momenti insieme dialogando.
L’idea che si ha al primo impatto è quella che non si vive in una famiglia, ma in una “pensione”: ragazzi che entrano e escono, mangiano quando e cosa vogliono, c’è spesso silenzio (se non quando i bambini urlano o giocano…). E quindi si rifugiano tra di loro, senza regole, buttandosi nell’alcool. Non so se è perché, anche a livello scolastico, si cerca di lavorare sull’indipendenza, sull’immagine, sul fare mille attività, tralasciando quella principale (a mio parere): il vivere in famiglia. E questo, per me che vengo da un ambiente di condivisione, di ascolto, di regole, è una lotta quotidiana.
Come cercare di trasmettere il pensiero di Don Bosco?
È una bella sfida, quotidiana, fatta di piccoli tentativi, di molti insuccessi, ma anche di qualche vittoria quando riesci a coinvolgere i ragazzini in qualche attività insieme ad esempio, a farli mangiare insieme, magari, nelle più rosee previsioni, anche parlando un pochino.
I giovani sembrano smarriti, senza una base, una “casa” alle spalle…
E penso ai giovani ai tempi di Don Bosco. Non è che ci siano molte differenze. Va bene, il contesto è decisamente diverso, anzi, totalmente! Forse servirebbe un suo ritorno…
Intanto andiamo avanti per la strada… magari il seme quotidiano ha bisogno di tempo per maturare…
Da Londra – Riccardo Deponti