CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR

da | 18 Ott 2016 | Film

Titolo Originale: Captain America: Civil War
Regia: Anthony & Joe Russo
Cast: Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Sebastian Stan, Anthony Mackie, Don Cheadle, Jeremy Renner, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Paul Rudd, Emily VanCamp, Tom Holland, Frank Grillo con William Hurt e Daniel Brühl
Casa di Produzione: Marvel Studios (Walt Disney Pictures)
Target: Ado+

Captain America: Civil War è un film incentrato sulle persone

«Quando vedo una situazione che porta alla rovina non posso ignorarla. A volte vorrei farlo.» “Non è vero. […] A volte ti darei un pugno su quei bei dentini.”

E quel pugno arriva. Letteralmente sui denti di Cap, figurativamente allo stomaco dello spettatore, perché Civil War non è il solito film Marvel il cui trailer promette tensione a go-go, mentre poi il prodotto presenta sì tensione, ma di molto edulcorata con battute e effetti speciali.

Captain America: Civil War è un film incentrato sulle persone, sui rapporti prima di tutto umani fra quelli che sono stati sinora compagni di squadra, amici e che ora si ritrovano – per scelte ideologiche e per legami di amicizie “più forti” di altri – spaccati in due, uno contro l’altro.

La lotta fratricida non voluta ma inevitabile è perfettamente incarnata nei volti dei due protagonisti, Evans e Downey (qui nella sua migliore e più intensa incarnazione di Tony Stark di sempre!). La trama in pillole è questa: il governo decide che è ora che i supereroi siano controllati dal governo, sono troppi i danni collaterali, e – con l’appoggio di Tony Stark e dei supereroi che si schierano con lui – si scaglia necessariamente contro Captain America, il quale (con un manipolo di Avengers) sostiene fermamente che i supereroi non debbano assolutamente agire sotto nessun tipo di “costrizione”. A tutto questo va sommato il ritrovato miglior amico di Cap, Bucky a.k.a. il Soldato d’Inverno, il quale gode della protezione cieca e incondizionata dell’eroe a stelle e strisce.

L’adattamento – seppur con i dovuti cambiamenti – resta fedele nella sua essenza al capolavoro fumettistico di qualche anno fa, con riferimenti ed easter egg piuttosto chiari, quali la donna di colore (Afre Woodard) che accusa Stark della morte del proprio figlio durant lo scontro avvenuto in Sokovia (Avengers: Age of Ultron) o le parole di Sharon Carter pronunciate in Chiesa, riprese direttamente da un discorso di Capitan America nel fumetto omonimo. Le strizzate d’occhio migliore al fumetto sono, comunque, Ant-Man sulla freccia di Occhio di Falco e la riproduzione della copertina dell’albo #7 nello scontro finale tra i leader delle due fazioni. Si discosta dal fumetto la storyline dedicata a Bucky Barnes (e quindi al villain-nell’-ombra della pellicola, Helmut Zemo, inquietante presenza interpretata da Daniel Brühl), che arricchisce la trama del cinecomic fino a scoppiare prepotentemente nell’ultima mezz’ora, davvero brutale sia da un punto di vista fisico che – soprattutto – psicologico, come annunciato dai registi mesi prima dell’uscita del film nelle sale.

Grande inserimento di Black Panther, personaggio che sin da subito suscita interesse da parte del pubblico, anche nei confronti dell’(ormai) attesissimo film interamente a lui dedicato, e enorme entusiasmo per il ritorno “a casa” di uno dei simboli della Marvel: Spider-Man, magnificamente interpretato da Tom Holland in modo perfettamente in linea con i comics originali. Due grandi personaggi che rubano la scena quasi a chiunque e due (ennesime) grandissime scelte di casting da parte della Casa delle Idee, che – sotto questo aspetto – non si smentisce mai.

Rumors su rumors volevano la morte di almeno un Vendicatore all’interno della pellicola (un po’ come accade con Golia nel fumetto originale), mentre questo non è successo. Alcuni vociferavano addirittura la morte di Cap alla fine del film (anche qui, come accade nei fumetti), ma – forse anche per distaccarsi ulteriormente dal deludentissimo Batman v Superman, oltre che “per non creare martiri di questa Civil War”, come ha detto Kevin Feige – non c’è stata.

Questa è sì una libertà grossa rispetto ai fumetti (Crossbones uccide a Cap, mentre nel film è Crossbones stesso a morire – forse troppo prematuramente? – nel prologo del lungometraggio), ma lascia un enorme e interessantissimo punto di domanda nell’MCU: lasciando cadere lo scudo alla fine dello scontro finale, Steve Rogers abbandona con esso l’identità di Captain America, come sostengono i registi? Rogers ha fatto scelte che, oltre che andare verso il governo di cui è sempre stato paladino, sono molto personali (scatenare una guerra e quasi uccidere un amico – Tony Stark – per proteggerne un altro – Bucky – ) e opinabili. Forse se ne rende conto e nel gettare lo scudo, rigetta il simbolo che è diventato per poter portare avanti le sue idee, senza risultare ipocrita. Un ottimo turning point, ben più interessante che una “banale” dipartita… vedremo come gli stessi registi coglieranno quest’opportunità nel prossimo capitolo corale Avengers: Infinity War.

Ma, soprattutto, dopo questa enorme frattura… dove e soprattutto chi sono gli Avengers? È un’enorme domanda a cui è difficile dare risposta tuttora.

Rivedremo Stark nello stand-alone dedicato a Spider-Man il prossimo luglio, e potremmo rivedere Cap (con qualcun altro?) in Black Panther, dato che pare che il neo-Re Wakandiano abbia ospitato i fuggitivi, come apprendiamo dalla prima scena post-credits. Chissà quali sentieri sono stati pensati per loro.

Ottima anche la posizione della Romanoff (/Vedova Nera), inizialmente combattuta nello scegliere una parte, si schiera con Iron Man salvo poi “passare” dalla parte di Rogers e svanire senza lasciare traccia di sé. Ottimo sviluppo.

C’è da dire che, a parte Visione che – se non per la sempre più marcata e meravigliosa ship che lo lega a Wanda (meglio conosciuta come Scarlet Witch) – non ha un gran ruolo, i fratelli Russo si sono impegnati non bene, di più nel dare ad ogni personaggio un appropriato/interessante arco narrativo e un giusto spazio all’interno della pellicola. Grande applauso per aver saputo gestire tutto, per non aver snaturato il fumetto (opera colossale: fatevi un regalo – recuperatelo e leggetelo!), per l’inserimento di personaggi iconici (T’Challa e Spider-Man) nel modo giusto e per la strepitosa battaglia dell’aeroporto.

Non so come attenderò fino ad Infinity War. In sintesi: un capolavoro, il miglior film che Marvel ci abbia presentato, uno scontro fratricida che si conclude lasciando lividi, cicatrici lievi e profonde, e tante domande, che presenta personaggi nuovi, approfondisce quelli vecchi e introduce – lentamente – un nuovo oscuro villain, che vince questa battaglia e che avrà ancora tanto da dare, credo.

Ah, e se qualcuno se lo stesse ancora chiedendo: io tifavo per il Team Iron Man!