«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»
(Lc 7,20b)
Il dubbio non è solo senso del limite che ci determina come persone; il dubbio fa parte anche della fede, esprime un disagio dell’anima, un disagio spirituale o morale; è una richiesta di aiuto a cui la carità non deve sottrarsi. Il dubbio nell’esperienza di fede ci obbliga a distinguere tra le immagini che ci facciamo di Dio e il vero Dio che resta sempre ineffabile e inconcepibile.
La prima opera di misericordia spirituale già mette in crisi il lettore che si trova a riflettere su una prassi molto discussa, quella cioè del consigliare…
Se da un lato ci sentiamo tutti autoreferenziali e non abbiamo bisogno di nessun genere di aiuto e consiglio, dall’altro lato andiamo elemosinando consigli ovunque, lasciandoci addirittura incantare da studiosi, luminari ed esperti che spesso riempiono lussuosi studi, ambulatori specialistici, programmi televisivi, siti internet e testate giornalistiche. La situazione poi diventa anche più buffa, quando siamo noi stessi dall’alto della nostra esperienza a consigliare… Quasi che noi non abbiamo nessun dubbio e quindi possiamo benissimo dissipare quelli altrui.
Un proverbio dice che: “Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l’aria ai nostri polmoni.” In effetti avere dubbi è umano e dunque nessuno si senta escluso dal dubitare.
Dubitiamo non tanto del collega antipatico sul lavoro ma anche nelle relazioni più profonde, dei famigliari, tra amici e addirittura arriviamo a dubitare di noi stessi.
Il dubbio non è solo senso del limite che ci determina come persone; il dubbio fa parte anche della fede, esprime un disagio dell’anima, un disagio spirituale o morale; è una richiesta di aiuto a cui la carità non deve sottrarsi.
Il dubbio nell’esperienza di fede ci obbliga a distinguere tra le immagini che ci facciamo di Dio e il vero Dio che resta sempre ineffabile e inconcepibile.
Niente di strano perciò se ci capita di avere dubbi dinanzi a un Dio che ci parla a volte in modi così strani e difficili da intendere. Diceva a proposito il profeta Isaia: “veramente tu sei un Dio misterioso!”.
La Bibbia non nasconde i dubbi che hanno assalito uomini e donne che hanno contribuito a fare la storia della salvezza. Ha dubitato di Gesù S. Giovanni Battista il Precursore, di cui festeggiamo la nascita proprio il 24 giugno.
Lui che con forza e sicurezza prediceva il Messia, sì proprio lui, durante la sua prigionia quando viene informato delle opere di Gesù manda due discepoli a porgli la domanda sulla sua identità. Le opere straordinarie di Gesù basterebbero a mostrare che Lui è il Messia eppure Giovanni manda a chiedere se è veramente l’Atteso, Colui che stavamo attendendo?
In soli due versetti di Vangelo la domanda è ripetuta due volte, prima dal Battista ai suoi discepoli e poi a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Lc 7,20b). Tra coloro che hanno dubitato non possiamo trascurare il dubbio di Maria nell’accogliere l’annuncio dell’Angelo. E la schiera dei dubbiosi non risparmia i grandi Santi, anche quelli della Famiglia Salesiana!
San Francesco di Sales, giovane studente alla Sorbona dubitò di essere tra i dannati e di non poter ottenere la salvezza dal Signore, finché questa crisi che era necessaria per prepararlo alla sua futura missione fu superata ai piedi della Vergine Santa. Davanti a un suo altare, egli trovò un giorno un foglio ad uso dei fedeli dove c’era scritto il Memorare: quella bella e antica preghiera che chiede alla Madonna di ‘ricordarsi che non si è inteso mai dire che uno, dopo essere ricorso alla sua protezione, sia stato abbandonato’. Francesco la recitò piangendo e non venne abbandonato.
Dubitò anche Don Bosco e lui stesso ce lo racconta così: “Arrivò l’ultima domenica in cui potevo radunare l’Oratorio sul prato. Era il 5 aprile 1846, la domenica prima di Pasqua. Non avevo detto niente a nessuno, tutti però sapevano che ero nei guai. La sera di quel giorno fissai a lungo la moltitudine dei ragazzi che giocavano. Era la « messe abbondante » del Signore. Ma operai non ce n’erano. C’ero io solo, operaio sfinito, con la salute malandata. Avrei ancora potuto radunare i miei ragazzi? Dove? Mi ritirai in disparte, cominciai a passeggiare da solo, e mi misi a piangere. « Mio Dio – esclamai – perché non mi indicate il luogo dove portare l’Oratorio? Fatemi capire dov’è, oppure ditemi cosa devo fare». Avevo appena detto queste parole, quando arrivò un certo Pancrazio Soave, che balbettando mi disse:- È vero che lei cerca un luogo per fare un laboratorio? – Non un laboratorio, ma un oratorio.- Non so che differenza ci sia. Ad ogni modo il posto c’è”.
Di recente poi, lo stesso Papa Francesco ha ammesso di aver avuto dubbi di fede. Questo ci fa capire che la fede non elimina i dubbi ma coesiste con essi. La fede è una illuminazione dall’Alto, una certezza che ci viene donata da Dio. Non può essere totale altrimenti vorrebbe dire che saremmo già di là.. davanti a Dio. per quello gli apostoli spesso chiedevano a Gesù: “aumenta la nostra fede”.
Mentre viviamo siamo sì nella luce che ci dona il Signore ma anche nelle tenebre dei nostri peccati, delle prove della vita o della semplice fragilità umana. Romano Guardini, un grande filosofo e teologo del nostro tempo, affermava che la fede è matura e adulta quando sa sopportare i dubbi. Ma attenzione! Il dubbio va sempre visto come un gradino con cui possiamo arrivare a una certezza più grande.
Finché una persona dubita si mette in cammino, continua a cercare la verità, quella con la V maiuscola e ha voglia di vivere.
A questo punto cosa significa consigliare? Per molti studiosi (filologi) deriva da con-sulere cioè sedersi, porsi, collocarsi insieme. Consigliare quindi significa provvedere a qualcuno, starci insieme, camminare insieme, preoccuparsi di lui, superare con lui la situazione in cui è finito. Attenzione però a non cadere nel rischio di dispensare consigli “gratis”… La Bibbia mette in guardia da chi elargisce consigli facilmente e suggerisce alcune domande da tener presenti: da chi mi faccio consigliare? Su quali argomenti? Che cosa muove colui che mi consiglia? Vuole veramente il mio bene?
Consigliare infatti non è imporre, non è adulare, né manipolare, né abusare, ma è servire il bene e la vita, la libertà e la coscienza dell’altro perché lui solo è responsabile delle proprie scelte. Consigliare è prendersi cura dell’altro e accompagnarlo, per quanto ci è possibile, a conoscere la Verità, che non è altro che il Signore Gesù. Dunque consigliare i dubbiosi è metterli a contatto con le loro risorse spirituali, dalle quali possono attingere luce e forza necessari per non cadere nella disperazione.
Prima o poi nella vita, si sa, i dubbi vengono e la fede ci può certamente dare una grande luce, ma non ci toglie il dramma di perdere ogni tanto quel faro. Il Cardinale Newman la chiama “luce gentile”, e la invoca, anche lui assalito dal dubbio, dicendo: “Conducimi tu, luce gentile, conducimi nel buio che mi stringe, la notte è scura la casa è lontana, conducimi tu, luce gentile. Tu guida i miei passi, luce gentile, non chiedo di vedere assai lontano mi basta un passo, solo il primo passo, conducimi avanti, luce gentile”.
La sfida per noi cristiani e per le comunità educanti è proprio di lasciarci attraversare dall’esperienza del dubitare e ricevere quella grande ricchezza di saper stare vicino a chi invece ci è ancora dentro. Questo è necessario per uscire dallo sterile dogmatismo nel quale a volte le nostre comunità si chiudono; questa è l’esperienza preziosa che ci rende più umani e più cristiani.