Omaggio a Laura Antonelli

da | 3 Mag 2016 | Genitori

Vi è un tormento peggiore dell’amore insoddisfatto, quello dell’amore soddisfatto, così come talora la sazietà brucia lo stomaco più della fame.

E la bellezza?

La perfezione di certa bellezza e’ così potente da ferire, da fare paura persino quanto una maschera di bruttezza assoluta.

Mi sembra di vederti adesso nel tuo bilocale col passo malfermo che un tempo era stato falcata che fendeva l’aria, era stato stacco di coscia, carni, reggicalze, profumi, camicette sbottonate, sguardi liquorosi e labbra aperte appena, come promessa di paradiso e inferno già in terra.

Così eri diva Laura, ultima regina del “cinema muto”, che hai fatto del linguaggio del corpo un assoluto, che rendevi superflua ogni parola.

Il corpo non mente mai, e il tuo era la verità che prendeva forma, assumevi quell’umana sembianza che Leopardi auspicava accadere della bellezza.

Laura qui ed ora, in un presente reso infinito dalla macchina da presa.

Cara beltà, cara Laura, sfigurata e bellissima, sofferente come il crocifisso che negli ultimi anni era diventato il punto fermo tra le onde del mare.

Quel Cristo che non giudica e non soppesa, quell’uomo Dio che si china sulla donna distrutta dalla morte del figlio dicendole con la meravigliosa semplicità del bene: donna non piangere!

Non piangere Laura cara, schiena spezzata,dimmi adesso dove sono finiti tutti gli amori, gli amici, e poi ancora dove sono i leccaculo e i pusher di Cinecittà, dimmi maledizione, dove sono adesso, si adesso che ti vedo ondeggiare con il tuo Rosario tra le mani (ancora bellissime) sul letto scomposto, quel letto ove non vi era uomo al mondo che non avrebbe agognato di condividere con la tua carne bianca e morbida, ma mai con la tua anima.

Quella non è mai interessata a nessuno e questo tu lo sapevi, tu lo sentivi (vero Laura?), né prima né dopo, poiché l’anima non ha ne culo ne tette, non puoi palparla con avide e lubriche mani.
A cosa servirà mai l’anima…

Mi chiedo come facessero a non comprenderti, come non riuscissero a leggere tra le pose, tra i fotogrammi, che in fondo eri lì al solo scopo di portare lo scandalo di una bellezza urticante e totale.

Ti muovi lenta, fatichi adesso a ricordare la grandeur dei ’70 e della crisi petrolifera, delle br e di Aldo Moro e ancora del piccolo Alfredo, del tuo Friuli squassato e di quelle promesse di eterno amore che son rimaste incantate come un desiderio inappagabile.

Ti muovi, respiri con affanno, piangi talora e non ne ricordi neanche il vero motivo. Tutti se ne sono andati, e quei pochi rimasti con te forse hanno davvero compreso il tuo mistero, che poi Laura cara e’ il mistero che ci accomuna tutti, che consiste in quella stilla densa e agrodolce come il sangue che ci ostiniamo a chiamare vita (o senso della vita).

Ora Laura te ne sei andata e forse quel mistero imperioso e necessario ha preso per te finalmente il volto di un padre o comunque un benedetto volto dai tratti umani.
Tutto si fa chiaro, tutto si fa nuovo.

Finisce finalmente il tormento dell’amore soddisfatto. La sazietà ritorna desiderio…

“Solo grazie a Gesù ho superato tante avversità”

Gli ultimi anni di Laura Antonelli e la sua fede in Cristo.

Era una donna tormentata Laura Antonelli, l’attrice morta d’infarto il 22 giugno 2015.  Aveva 73 anni e viveva con una pensione di 510 euro al mese.
«La Caritas si era mobilitata per aiutarla – afferma il sacerdote – ma lei desiderava solo incontrare Dio. Andava a pregare anche nell’altra chiesa del quartiere e ascoltava Radio Maria». Il parroco del Sacro Cuore, l’altra chiesa frequentata dall’attrice, è don Giuseppe Colaci: «Quando arrivò qui, una quindicina di anni fa, veniva a confessarsi ma non la riconobbi. Furono i miei parrocchiani – ricorda – a capire chi fosse: era molto diversa, mi hanno detto, da quando faceva il cinema».
«Sono sicuro – precisa don Giuseppe – che è spirata nelle braccia del Signore. Viveva in semplicità, a casa aveva un sacco di libri ma non la televisione… leggeva il Vangelo, qualche volta le abbiamo portato la Comunione perché non se la sentiva di venire a Messa».

Da quando lasciò il cinema (il suo ultimo film, Malizia 2000, risale a 16 anni fa), dopo una brutta storia di droga e un intervento di chirurgia estetica andato male cominciò per la Antonelli un calvario che la fece precipitare nel vortice della depressione. Una profonda crisi da cui uscì proprio grazie alla fede.
Quattro anni fa, in un’intervista, dichiarò: «Sono una donna di 70 anni che da tempo vive momenti difficili ma il peggio è alle spalle, il mio amore per Dio mi ha aiutata».

L’attrice ricordava così l’esperienza vissuta nel mondo dello spettacolo: «Ho commesso molti errori perché non ero felice. Può sembrare paradossale ma un giorno ti guardi allo specchio, vedi che sei bella, ricca e famosa ma ti accorgi che hai un vuoto dentro. Così arrivano scelte sbagliate, cadi nel precipizio: solo grazie a Gesù ho superato tante avversità. Per fortuna ci sono persone che mi vogliono bene».

Fonte: avvenire.it