Mia figlia ha sette mesi ed è proprio vero che la consapevolezza di essere madre si acquista solo con il tempo. E il primo periodo di vita è proprio questo: fatica e meraviglia; e questo tempo ti permette di imparare tantissimo. Ecco alcune riflessioni.
1. PARLA CON IL TUO SORRISO
Esiste un linguaggio semplice ed efficace che si può utilizzare sempre, soprattutto quando il linguaggio verbale non è ancora sviluppato. Questo linguaggio è quello del nostro corpo, del nostro muoversi ed essere; quello che noi psicologi chiamiamo linguaggio non verbale. Il segnale più potente di questo modo di comunicare è il sorriso ed è possibile accorgersi che è come un riflesso magico; lo vedrete tornare indietro immediatamente. Scatena buon umore, crea legami, calma il cuore, attiva la tua anima.
(In realtà la magia non centra niente… si chiamano neuroni specchio… questioni di neuroscienze).
2. ASCOLTA IL SUO BISOGNO
Ascolta i suoi bisogni e non tirarti indietro e per quanta fatica ti richieda, per quanti sacrifici e rinunce spesso questo significhi, metti sempre al primo posto l’educazione dei tuoi figli. Questo senza che tu te ne accorga permetterà a tuo figlio di procedere con serenità alla fase successiva del suo percorso evolutivo. Cosi si acquista un’autonomia che viene costruita piano piano ma che nel tempo porta ad un giusto distacco. Ascolta i suoi bisogni e non tirarti indietro.
3. USA LA MUSICA
Fedez fa passare le coliche, Laura Pausini fa saltare e divertire, la radio fa addormentare, Dancing in the dark di Bruce Springsteen è un must prima della nanna!
Usa la musica per stare con i tuoi figli e usala per il tuo animo emotivo. La musica solleva… trova le tue canzoni, quelle che esprimono il tuo stato emotivo del momento e cantale, ascoltale con il cuore, balla e… lascia che i tuoi pensieri ed emozioni si fondano e così si liberino!
4. MANDA SEMPRE UN SALUTO AL PAPA’
I papà a volte non ci sono, si perdono, non capiscono e vanno aiutati con istruzioni chiare e precise quasi come possono essere le istruzioni dei mobili IKEA. Spetta a noi mamme coinvolgerli e renderli sempre più attivi nel loro ruolo educativo. Per questo non escluderli mai; manda sempre un saluto al papà, fagli un sorriso, una carezza, un bacio e si sprigionerà quel senso di familiarità che costruisce sicurezza e armonia.
5. FATTI AIUTARE DAI NONNI
I nonni sono preziosissimi. Se non abusi troppo di loro come baby-sitter nella settimana coinvolgili nel percorso educativo dei tuoi figli. Molla loro i pargoli qualche sera o anche un sabato intero e spendi un tempo prezioso con tuo marito o anche solo per te stessa! Divertitevi come facevate da adolescenti.
E’ una ricarica formidabile per ricominciare con le fatiche quotidiane. E non importa se in quel breve periodo il tasso glicemico dei tuoi figli si impenna per dolci e bevande gassate o se le regole verranno spazzate via per qualche ora è una concessione che ai nonni bisogna fare (solo se non sono i baby-sitter di tutti i giorni allora il sistema educativo andrebbe condiviso).
6. TROVATI UNA PANCHINA E LASCIA ANDARE LE LACRIME SE SERVE
Qualche volta le fatiche appaiono insormontabili, le incomprensioni irrisolvibili, il problem solving nullo, la sintonia emotiva inesistente e così capita di sentirsi sole con queste emozioni, con quel senso di disperazione che prende e pervade. Allora è necessario trovarsi un posticino… certo se vivessimo a Selva di Val Gardena o St. Moritz sarebbe molto semplice individuare questo luogo… ma purtroppo non è così e allora a volte bastano due passi a piedi o un momento sul balcone o qualche secondo in bagno sperando che almeno lì la privacy venga rispettata… e lasciare andare tutta la tristezza e delusione con un bel pianto. Riconsidereremo così il ruolo della tristezza e di come anche questa emozione sia importante. Dal pianto spesso nascono nuove partenze. Quel sospiro è stupendo!
https://youtu.be/CJ673rIeSNo
7. RINGRAZIA DIO OGNI MOMENTO
Quando ripensi al giorno in cui sei diventata mamma, quando ripensi al dolore, alle lacrime, allo stupore, alla tua vita ribaltata in un attimo ricorda che in questo viaggio non sei sola, non saresti mai riuscita a fare tutto sola. In quell’istante ringrazia Dio, il suo amore, la sua misericordia perché i nostri figli sono parte del suo disegno, del suo sogno.
Serena Tamburini