Sono appena finiti i nostri Open Day che già iniziano quelli delle università.
Giornate speciali per molti studenti dei quarti e dei quinti anni, perché si guarda al proprio immediato futuro,
Giornate speciali perché sembra per un attimo di essere diventati più grandi! Si presenta e si offre il meglio, quasi un mercato delle meraviglie, dell’innovazione, dell’offerta fatta proprio per te. Gli studenti assaporano per alcune ore il gusto della matricola e si vedono proiettati persino nella seduta di laurea, mentre qualcuno frantuma il sogno ad occhi aperti ricordando che ci sono i test di mezzo e che tanto dopo non si troverà lavoro.
Si aggirano, inoltre, tra gli studenti in ricerca, gli universitari di vecchio corso, quelli a cui un giorno daranno la pensione o il premio fedeltà, quelli che hanno la brandina nell’aula studio: chi per fare colpo su qualche ragazza, chi per proporre una serata in discoteca, chi per scoraggiare la possibile concorrenza, chi per dire che non vede l’ora di concludere e andare via, chi per scroccare una sigaretta. Ma, tra un’offerta e l’altra, mentre lo studente di quarto e di quinto anno non sa che scelta fare e forse neppure chi essere da grande, quali parole possono illuminare e indirizzare nella libertà?
È bello veder che c’è qualcuno che ha il coraggio di dirle e, se a farlo, è pure un docente universitario che ha a cuore l’educazione – come l’amico professore Rosario Faraci – ci piace riportarle: «Una bella e una brutta notizia. Cominciamo con la brutta. L’Università è una cosa seria, bisogna studiare sodo, non ci sono controlli quotidiani continui e assillanti come a scuola, ma bisogna programmare bene numero di pagine, modalità d’esame, date e scadenze e imparare a gestire da soli ansia e stress. Molte volte, sarete soli, voi, un libro e la vostra stanza. La bella notizia è che, se lo vorrete, non vi sentirete mai un numero fra i numeri, anche se è la progressione di numeri che vi avvicinerà alla laurea giorno dopo giorno. Basterà parlare con molti, con i vostri colleghi, con i professori, con gli amici, di persona e non virtualmente, per abituarvi a condividere un sogno, una visione, metterci la faccia e dar corpo via via ai progetti. Questa è la vita universitaria, cari ragazzi. Quando l’avrete percorsa tutta fino in fondo, vi renderete conto che ne è valsa sicuramente la pena».
Antonio già ha le idee chiare, Sara è ancora più confusa di prima, Paola seguirà il consiglio dei genitori, Ciccio andrà contro la famiglia, Agnese sceglierà all’ultimo minuto, Federico proverà un po’ tutto, Carlo si affiderà alla sorte, Miriam non dorme la notte, Serena studia già da anni per farcela, e tanti altri ce la faranno solamente avendo vissuto bene gli anni delle superiori.
Ci sono tutti (pure coloro che non frequenteranno l’università) e per adesso sono ancora tra i banchi di scuola che è da “percorrere tutta”, da amare e odiare fino all’ultima campanella, da salutare infine non per forza con volti alti ma certamente a testa alta. Coraggio e speranza, ragazze e ragazzi!
Marco Pappalardo