Riflessione di un papà
Nel dibattito di questi giorni. Nella confusione di pareri soggettivi, l’affermazione di un padre che dichiara: “un bambino ha il diritto/bisogno di avere un papà e una mamma di genere diverso”.
Con un poco di timore, mi accingo a scrivere qualche riga riguardo al dibattito di queste ultime settimane sull’introduzione delle unioni civili tra persone dello stesso genere, equiparandole al matrimonio eterosessuale (civile o religioso) e alla possibilità di affittare gravidanze e permettere adozioni a coppie omosessuali.
Dico timore, perché riconosco la mia scarsa conoscenza scientifica, sia in ambito medico e psicologico, sia relativamente alla molteplicità di opinioni che ci sono a riguardo, dentro e fuori dalla Chiesa.
Molti, che si professano cristiani, e perfino cattolici, su questi argomenti si sentono in totale disaccordo con i Vescovi.
“E’ una questione di diritti, di eguaglianza, di civiltà!”. O almeno è questa la chiave di volta sulla quale si basano tutte le argomentazioni.
“E poi in tutta Europa siamo rimasti gli unici “indietro nel tempo”, in una sorta di Medio Evo oscurantista. E questo è accaduto a causa del Vaticano e delle Chiesa”.
A parte il fatto che i secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente al Rinascimento, non son stati quel periodo oscuro e retrogrado che comunemente si pensa: sebbene abbiano incarnato molti aspetti riprovevoli, sono stati anche culla di grandi slanci religiosi, artistici e culturali.
Insomma non son stati così turpi e bui come ci hanno insegnato!
Tornando all’argomento iniziale, se il “focus” sono i diritti delle persone, allora sono dell’opinione che le persone da mettere al centro debbano essere i bambini e non probabile egoistico desiderio di maternità o paternità ad ogni costo, da parte di adulti forse un po’ immaturi ed incapaci di trovare un senso alla loro esistenza, al di là delle loro tendenze sessuali, perché impossibilitati a procreare biologicamente.
La fecondità di una coppia (e non mi addentro sul tipo di coppia) non si esaurisce nella procreazione! Quest’ultima è sì la possibilità di proseguire l’opera creatrice di Dio, ma va inserita in un discorso di fecondità spirituale, umana e sociale! A mio parere, procreazione attraverso la ricerca spasmodica di alternative “forzate”, senza una vera vocazione alla fecondità, è egoismo.
E poi, soffermandomi un attimo sulla possibilità di adottare da parte di coppie omosessuali, non mi sembra cosi difficile da capire che ci sarebbe qualcosa di “stonato”. Perfino io, che non ho alle spalle studi pedagogici e scientifico-educativi, ma solo una esperienza di educatore volontario e di genitore, arrivo alla conclusione che un bambino ha il diritto/bisogno di avere un papà e una mamma, di genere diverso. Non è solo questione di “amore”, come dicono in TV (“…l’amore vince!”…), ma di processi educativi e di formazione della persona!
Perché nell’esempio quotidiano e nel confronto/scontro con i genitori, uomo e donna, il bambino prima, il ragazzo poi, capisce chi è. Comprende che persona può essere, anche relativamente al genere di appartenenza. Identifica ciò che i genitori gli hanno passato, anche in termini fisici, e ciò che invece è unicamente ed irrepetibilmente suo. La differenza di genere, non solo fisica, è profondamente impressa dentro ciascuno di noi.
Lo vedo tutti i giorni osservando ad esempio mia figlia, che ha atteggiamenti tipicamente femminili, che non sempre sono riscontrabili in egual misura o ambito in sua madre. Ma allora da dove arrivano?
Dal suo profondo, dico io, ma certamente necessita di confrontarsi con sua madre per vedere le uguaglianze, che adesso le danno certezze, ed un domani le differenze, che le daranno identità. E ciò vale anche nei miei confronti, nella diversità.
Mi chiedo: un bambino con genitori delle stesso sesso, può essere comunque in grado di fare questi passaggi fondamentali della crescita oppure rischia di vivere in una gran confusione?
Confusione, ecco cosa ci riserva secondo me il futuro!
Perché è sicuro che finiremo con l’adeguarci al resto del mondo.
Generazioni di persone forse “incomplete”, che vivranno in una società dove qualunque cosa, perfino la vita stessa, sarà relativizzata e filtrata dal “mi piace o non mi piace”, dal “ho voglia o non ho voglia” e dall’incapacità di fare scelte definitive.
Giorgio- papà scout