Oscars 2016: Spotlight, Mad Max, Morricone e finalmente DiCaprio!
Domenica scorsa, 28 febbraio, si è svolta l’88° edizione degli Academy Awards, meglio conosciuti come Oscar.
Spicca, dovendo commentare la magica notte, la vittoria di Leonardo DiCaprio per Revenant che, dopo anni di sconfitte e meme online di ogni genere e sorta, arriva a stringere tra le mani l’agognata statuetta dorata.
Non solo DiCaprio, però, in questi Oscar – Revenant (partito come frontrunner con ben 12 nomination) porta a casa “solo” tre Oscar – tutti sicuramente meritati, ovvero regia (ancora Inarritu, dopo il Birdman dello scorso anno) e fotografia, oltre ad attore, come detto sopra.
Spotlight – il film corale sull’indagine del Boston Globe riguardante i predi pedofili tanto osannato dalla critica e già vincitore di svariati premi – porta a casa due Oscar, ma particolarmente importanti. Infatti, viene eletto Miglior Film dell’anno (meritatamente e con la gioia di Michael Keaton che sale sul palco in modo piuttosto euforico) e Miglior Sceneggiatura Originale.
Ad ogni modo, il “vincitore numerico” della serata è il post-apocalittico Mad Max: Fury Road di George Miller, che torna a casa con ben 6 statuette, inclusi Miglior Montaggio, Scenografia, Costumi e Makeup.
Se posso dire, secondo me, un film così non meritava né tutte queste nomination, né tantomeno così tanti premi.
Torna a casa a boccia asciutta, invece, come previsto, il The Martian di Ridley Scott, che si presentava con per 10 nomination.
Abbiamo detto di Leo, ma non degli altri attori vincitori.
Sylvester Stallone, dato come vincitore per Creed da qualsiasi bookmaker e/o sito online fino a un minuto prima della cerimonia, è rimasto a bocca asciutta e – immagino – piuttosto dispiaciuto nei confronti della (a mio parere più meritata) vittoria di Mark Rylance come Miglior Attore Non Protagonista per Il Ponte delle Spie.
Le attrici, invece, sono entrambe due esordienti che vanno a vincere alla loro prima nomination. Non male. Le due in questione sono Brie Larson come Miglior Attrice Protagonista per Room, e l’Alicia Vikander di The Danish Girl come Non Protagonista.
Peccato solo per Kate Winslet (Steve Jobs)… Ci avrebbe fatto piacere vedere l’accoppiata del Titanic uscire dalla serata entrambi con un premio in mano (come è stato con Golden Globe e BAFTA, quest’anno).
Ma possiamo accontentarci delle loro tenerissime foto da “amici” sul Red Carpet e post-vittoria di Leo…
Oltre al mancato Stallone, altri due sono stati i premi particolarmente inaspettati: Miglior Canzone e Migliori Effetti Speciali.
Come canzone tutti si aspettavano che la gara fosse solo tra Earned It da Cinquanta Sfumature di Grigio e la Til It Happens To You di Lady Gaga, la cui performance durante la cerimonia è stata uno dei momenti più emozionanti della Notte – e lo dico da non fan della cantante.
Eppure, a portarsi a casa la statuetta è Sam Smith con la sua Writing’s On The Wall, dall’ultimo film di 007, SPECTRE. Emozionatissimo, il cantante dedica il premio alle comunità LGBT.
Per gli Effetti, l’Oscar è andato a Ex Machina.
Ora, sicuramente film che richiedeva un’ingente mole di effetti, ma vogliamo mettere il confronto con Star Wars: Il Risveglio della Forza? Tra spade laser, astronavi e Lupita Nyong’o trasformata in Maz Katana? Sul serio?
Ovvie e confermate, invece, le vittorie di Inside Out come Miglior Film d’Animazione, de La Grande Scommessa come Miglior Sceneggiatura Non Originale e del Maestro italiano Ennio Morricone per la colonna sonora di The Hateful Eight. Il Maestro, ottantasettenne, visibilmente emozionato, sale a fatica sul palco del Dolby Theatre accompagnato dal figlio e fa un discorso emozionante interamente in italiano (tradotto in inglese dal figlio) in cui ringrazia anche il suo amico e collega John Williams, che con la candidatura di quest’anno era alla sua cinquantesima nomination agli Oscar.
Meraviglioso l’abbraccio tra i due Maestri all’annuncio della vittoria di Morricone.
Un ultimo commento sulla conduzione di Chris Rock, sicuramente la peggiore degli ultimi tre anni.
Rock è stato piuttosto pesante, continuando a calcare la mano (sin dal monologo d’apertura – durato quasi quindici minuti!) sulla questione “#OscarSoWhite”.
Per chi non lo sapesse, quest’anno è esplosa una polemica nei confronti dell’A.M.P.A.S. (Academy of Motion Picture in Art & Science) per non aver candidato nemmeno un afroamericano tra regia e attori.
Ma, onestamente, che senso ha questa polemica?
Parliamo chiaramente. Quest’anno chi poteva essere oggettivamente candidato? Idris Elba per Beasts of No Nation – e su questo concordo, è stato un delitto non includerlo; avrebbe addirittura potuto vincere – e poi? Al massimo Samuel L. Jackson per The Hateful Eight e Will Smith per Zona d’Ombra, ma poi basta! Sicuramente il Michael B. Jordan di Creed non ha dato una performance degna di un Oscar, diciamocelo.
Io non credo sia una questione di razzismo, quanto più semplicemente che l’Academy non abbia ritenuto queste performance degne di ricevere una candidatura. Full stop.
Vogliamo guardare ad altre clamorose esclusioni “bianche” di questa edizione?
Johnny Depp per Black Mass, da molti definita come la performance migliore della sua carriera; Quentin Tarantino per regia e script di The Hateful Eight, tra l’altro brutalmente ignorato anche come Miglior Film; Steven Spielberg per la regia de Il Ponte delle Spie; Michael Caine per Youth e soprattutto Suffragette, film inglese con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep, completamente (e non meritatamente) ignorato dall’Academy.
Secondo me le due cose sarebbero da eguagliare. Non si tratta di razzismo, è semplicemente la solita questione di tutti gli anni riguardante le nomination – ci sono sempre grandi esclusi, siano essi bianchi o neri.
Io almeno la vedo così.
E poi, la presidente dell’Academy, Cheryl Bone Isaacs è lei stessa di origini afroamericane. Davvero crediamo che fomenti il razzismo? La vedo improbabile.
Ad ogni modo, provvedimenti per “svecchiare” la commissione dell’A.M.P.A.S. sono stati presi, e vedremo l’anno prossimo che cosa succederà.
Ora, lasciamo stare le polemiche e le critiche a Chris Rock (l’anno prossimo ridateci Ellen DeGeneres, vi prego!!), e diamo – in conclusione – uno sguardo veloce al Red Carpet.
Le migliori vestite erano senza dubbio Brie Larson, nel suo principesco abito blu (un po’ in stile Cenerentola), molto semplice ed elegante, che sottolineava ancora di più i tratti dolci del suo viso; Cate Blanchett, divina come sempre in un abito azzurro definito come un po’ “petaloso”, dati i fiori applicati. Anche Jennifer Lawrence non è stata da meno (anche se è arrivata in ritardissimo!) con un abito nero un po’ più da “diva”, leggermente trasparente nel corpetto, e – last but not least – Daisy Ridley, che ha sfoggiato un abito argentato, semplice ma “magnetico”.
Non mi ha convinto molto la Vikander con l’abito giallo rubato alla principessa Belle… il tubino nero con cui si è presentata all’After Party mi è piaciuto molto di più (idem dicasi per Rachel McAdams).
C’è da dire che grossi orrori non si sono visti sul Red Carpet quest’anno… bravi!
Ultime note di merito per: le presentazioni dei Minions, di Buzz Lightyear e Woody che in video hanno presentato due premi, l’orso da Revenant presente in sala ad applaudire la vittoria di Leo, il cameo dei robot di Star Wars, BB-8, R2-D2 e C3-PO, il divertentissimo siparietto tra Gosling e Russel Crowe e il fantastico Jacob Trembley, star di Room, che a soli 9 anni ha calcato il Red Carpet degli Oscar e il palco del Dolby Theatre (presentando un premio su uno sgabello!), e il tutto con dei magnifici gemelli raffiguranti la Millenium Falcon.
Spero che questo commento sia stato di vostro gradimento.
E con questo è tutto per gli Oscar 2016 e per questa stagione di premi. Arrivederci al prossimo anno!
Matteo Pirovano