“Sapori e dissapori”
Ecco un bel film americano, ambientato nella cucina di un ristorante, ma che parla soprattutto di famiglia, amicizia, amore. La cucina e la tavola sono utilizzati come specchio delle relazioni. Qualche lacrima di commozione ma anche gioia, amore e spensieratezza.
E poi lasciatemi dire che fa piacere vedere la cucina italiana presa come simbolo non solo di bontà e qualità dei cibi ma anche icona di valori umani, convivialità e simpatia. Persino la colonna sonora utilizza musiche italiane: arie dalle opere liriche di Puccini e persino una canzone di Paolo Conte.
Un inno all’Italia e alla sua cultura.
La protagonista è Kate (interpretata dalla bella e brava Katherine Zeta-Jones), chef affermata di un lussuoso ristorante. Vive sola, totalmente dedita al suo lavoro, che svolge con alta professionalità e precisione.
Consapevole delle sue qualità, non accetta critiche da nessuno. Come dice lei stessa: «Io esigo che le cose siano fatte alla perfezione, ecco perchè finisco a fare le cose da sola”. E se il suo psicanalista le suggerisce che la vita è imprevedibile, lei risponde: «Non nella mia cucina!».
Ma alla morte improvvisa della sorella, madre della piccola Zoe (l’attrice è la bravissima Abigail Breslin), Kate si trova costretta ad accogliere la nipotina in casa. La sua vita ordinata e precisa e i suoi ritmi scanditi dal lavoro ne sono sconvolti. E’ impreparata non solo da un punto di vista pratico ma soprattutto da un punto di vista emozionale. Il lavoro ne risente e la proprietaria del ristorante assume un secondo chef, Nick (interpretato da Aaron Eckhart), che conquista tutti con la sua bravura e simpatia. Kate deve fare i conti non solo con la piccola Zoe, che le scombussola la vita in casa, ma anche con lo chef, che ha un approccio ben diverso dal suo.
Se Kate è fredda e tesa in cucina, trasmettendo ansia a tutto l’ambiente dei collaboratori, Nick è solare, allegro: mentre cucina ascolta musica lirica di Puccini, di cui canta a squarciagola le arie coinvolgendo tutto lo staff.
Kate è seccata, per lei la cucina è sempre stata solo performance per la sua vanagloria, mentre per Nick il mondo della tavola è allegria, convivialità. Kate è minata nelle sue certezze, ma a poco a poco Zoe e Nick le insegnano il potere dell’amore. La bambina, che non mangia i cibi sofisticati cucinati dalla zia, impazzisce per gli spaghetti al pomodoro e per la pizza che prepara Nick, che ha imparato a cucinare da un cuoco toscano e ha lavorato nei migliori ristoranti di Milano. E conquisterà Kate grazie ad un tiramisu.
Il film rappresenta bene la lenta trasformazione della protagonista, che cambierà prospettiva esistenziale grazie all’affetto della nipotina e all’amore dello chef.
Kate imparerà che la felicità non si trova cercando il nostro successo, ma donandosi agli altri, rinnegando un po’ alla volta noi stessi e cercando la felicità di chi ci sta vicino e ha tanto bisogno del nostro amore.
Ecco un bel film, dove viene esaltato il valore della tavola come luogo di amicizia, generosità, ricerca della felicità altrui. Tante le citazioni che strizzano l’occhio alla tavola come metafora della vita.
Un esempio?
Kate, di fronte alle difficoltà che le sono piovute addosso, dice al suo psicanalista «Vorrei che ci fosse un libro di ricette anche per la vita», lui le risponde: «Sono le ricette che uno si inventa, quelle che riescono meglio!»
Fonte: paneefocolare.com/