A risorgere s’impara. Ma per imparare a risorgere è necessario, prima ancora, imparare a morire. Questo è il senso del cammino quaresimale appena concluso: ognuno dei quaranta giorni – attraverso un progressivo itinerario di conversione – ci ha educato ad accogliere l’evento fondante della nostra fede:
«È risorto, non è qui!». «Cristo è veramente risorto. Alleluia!».
Questo gioioso annunzio che risuona nella liturgia del giorno di Pasqua è come un canto a due cori, unendo nel giubilo il cielo e la terra. È l’esultante invito a lasciarsi coinvolgere e incontrare dal Risorto come singoli, come gruppo, e nell’ambito della comunità ecclesiale/religiosa. La risurrezione di Cristo, cuore dell’annuncio della fede cristiana, rivela al credente che «è un figlio da sempre amato; proclama che la vita è un dono incalcolabile e la storia un cammino, per quanto tortuoso e faticoso, diretto infallibilmente alla casa del Padre; afferma che la fede si fonda su una roccia incrollabile, la speranza è la grande leva che innalza il mondo, la carità è la declinazione dell’amore della Trinità nel nostro quotidiano.
In altre parole, Gesù risorto annuncia all’umanità intera che lui è accanto ad ogni persona smarrita e confusa, fragile e disperata, che piange ed è nel dolore. La sua presenza sconvolgente e insperata vicino a noi indica come passare da una vita egocentrica, consumata per sé, ad una vita aperta, donata totalmente per amore a Cristo e ai fratelli.
Siamo dunque chiamati a vivere «da risorti». E Maria di Magdala è la prima testimone della gioia pasquale». Con lei infatti l’annuncio della risurrezione esplode in modo persuasivo perché è scaturito da un cuore innamorato. La buona notizia del vangelo della Pasqua è stata proclamata prima dalle donne e la loro testimonianza è la pietra angolare di tutta la fede pasquale.
L’esperienza di Maria di Magdala è tuttavia graduale: è proposta come paradigma del cammino che conduce dal buio alla luce, dalla tristezza alla gioia pasquale, dal dolore della separazione alla nuova missione per i fratelli. «Quando ci accostiamo al giardino pasquale per capire “chi cerchiamo” nella nostra vita, troviamo in lei la risposta. Soprattutto nei momenti di assenza e di perdita, il germoglio fiorisce quando ci arrendiamo alla nostra fragilità… Come per lei, anche per noi esiste la possibilità di essere disorientati nel buio e di esultare di gioia per un incontro che ci invita a cercare “un’altra Presenza”» (M. Tondo). Diventa allora fondamentale seguire i suoi passi, i suoi movimenti, soffermandoci sulle parole e sui verbi a lei riferiti nel vangelo di Giovanni. Dietro a tali parole, nella semplicità del racconto, c’è sicuramente un enorme percorso interiore di rinascita, di vittoria sulla morte: un passaggio dall’assenza alla presenza della persona amata; dalla tenebra del mattino non ancora sorto alla luce piena della fede matura che diventa capacità di annuncio; dalla solitudine e dall’isolamento alla comunità dei fratelli; dal pianto alla gioia dirompente, quella di una vita piena della presenza del Signore Gesù, il vivente risorto.
L’esperienza della Maddalena non è altro che la nostra ricerca di Gesù Risorto e Signore, la ricerca verso un’amicizia che non tramonta, verso una pienezza di Dio che sola è capace di riempire il cuore.
L’augurio per questa grande festa vuole essere di movimento e di cammino: la scena del mistero pasquale è in movimento. «Il mattino di Pasqua nessuno si è fermato…, tutti sono in movimento, in cammino», dice Papa Francesco. Le donne, «con il cuore in movimento», corrono a dare la notizia e si incontrano con Cristo. È questo movimento delle donne verso Cristo e di Cristo verso le donne che genera l’incontro. Da qui nasce l’annuncio che verrà trasmesso di voce in voce, di fede in fede, attraverso i secoli. Anche noi con i giovani e le nostre comunità educanti, profeti della Pasqua, annunciamo: Cristo è veramente risorto. Alleluia!
Con questa certezza, Buona Pasqua a tutti!
Sr Maria Teresa Cocco, Ispettrice