“Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti,
ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione,
se l’unisce alla devozione…
È un errore, anzi un’eresia, voler escludere l’esercizio della devozione dell’ambiente militare,
dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati”.
(San Francesco di Sales)
Aprire questo spazio dedicato alla Comunità Educante citando il santo vescovo di Ginevra patrono dei salesiana, proprio in occasione della memoria liturgica che lo celebra, ci sembra il miglior modo per mettere, già da subito, all’opera la misericordia.
La citazione, tratta dal capolavoro che ha per titolo “Filotea”, pur datato 1608 è di una straordinaria attualità. Anticipa infatti il protagonismo dei laici tema sviluppato tre secoli dopo nel Concilio Vaticano II, anzi lo supera nella profetica intuizione di una vera e propria “teologia del laicato” che apre a una riflessione profonda e interessante sulla vocazione dei laici nella Chiesa.
La devozione di cui Francesco ci parla, oggi si traduce nell’amore di Dio per l’umanità. Tale amore assume una caratteristica del tutto esclusiva e che risponde al termine di Misericordia.
Anzi la misericordia diventa un vero e proprio sguardo sul mondo e sul l’umanità. Lo sguardo con il quale Dio ci guarda e che ci consegna perché impariamo a guardare il mondo, la storia e l’intera umanità con la lente della misericordia, cominciando proprio dai piccoli che ci vengono affidati quotidianamente. In questa prospettiva la comunità educante è chiamata a scoprire la propria vocazione. Così la misericordia diventa un modo di essere nel mondo e di operare nel quotidiano.
Per il Cardinale Angelo Scola è un vero e proprio stile che diventa coinvolgimento comunionale di tutte le figure che vivono un rapporto educativo con i ragazzi/e in un rapporto di amicizia in Cristo tra tutti gli educatori. Ciò crea un ambito di relazioni nuove nelle quali il ragazzo/a percepisce un insieme di legami, azioni e gesti che rendono concreta la Misericordia.
Dunque l’opera educativa è un’opera di misericordia e nell’educare la misericordia si fa concreta si “opera”. I gesti, le parole, gli sguardi… Tutto concorre al bene e rivela il bene.
Nasce a questo punto un invito e una provocazione, riprendendo ancora le parole del Cardinale di Milano:
“i membri della comunità educante sono chiamati a lasciarsi educare dall’opera che compiono, devono lasciarsi educare mentre educano”. Vivendo come ne sono capaci la sequela a Cristo, lasciandosi trasformare dalla misericordia di Dio”.
Attraversare e far attraversare ai ragazzi che incontriamo nel nostro servizio educativo i gesti e le parole che rendono presente questo modo speciale che Dio ha di amare gli uomini è la “mission” di questo anno giubilare. Non si tratta però di inventare o scoprire cose nuove, ma semmai di riprendere in mano il Vangelo, rileggendolo alla luce della sua spiazzante concretezza, fatta di sguardi, gesti, parole che penetrano il quotidiano dei luoghi dove raggiungiamo i ragazzi con cui condividiamo tempo, energie, emozioni.: la scuola, l’oratorio, le associazioni… .
La comunità diventa “educante” se chi la compone vive per primo, come ne è capace , la sequela a Cristo e ne fa condizione di conversione permanente nella propria vita.
Concretamente in questo anno della misericordia, proprio come dice il titolo del nostro spazio di riflessione e condivisione, ci impegniamo attraverso del materiale, delle considerazioni, delle immagini a fornire qualcosa che nutra il cuore e stimoli il desiderio di camminare e far camminare. L’intento vuole essere quello di passare in rassegna le azioni di misericordia che nel vangelo Gesù stesso ci ha consegnato per lasciarci interrogare su come esse operano e su come le mettiamo in opera nella nostra vita per e con i ragazzi che a vario titolo ci vengono affidati.
Lasciamoci introdurre in questa riflessione da una domanda che troviamo al capitolo 25 del vangelo di Matteo. Essa è anche una provocazione, un programma di vita e, perché no, anche preghiera quotidiana della Comunità Educante.
“Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
…Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli…”
La risposta, per quanto nota, si badi a non incastonarla con arte tra gli alti scaffali del grande magazzino delle cose scontate…. In quell’OGNI VOLTA e i quei PIU’ PICCOLI ci sta la vocazione di ogni Comunità Educante; il suo quotidiano impegno nel mettere all’opera la Misericordia del Padre.
Buon Anno della Misericordia!