Una strana amica che a volte ci invita a sederci con lei
Silvia, psicologa e mamma di due bimbi ci regala qualche riflessione sulla solitudine, quella strana amica che a volte ci invita a sederci con lei “per bere una tazza di the”.
Ho incontrato nelle mie letture questa affermazione e tanti pensieri che cullavo da tempo hanno preso forma e si sono incolonnati in riflessioni come vagoni di un treno. Spesso mi capitava di avere delle opinioni e di credere che le mie idee siano un buon punto di partenza frutto della mia storia, delle mie convinzioni, delle relazioni che ho condiviso nella mia esistenza e poi l’incontro con un’altra persona mi offriva un’altra meta per il mio viaggio. Come se i binari su cui scorrevano i miei pensieri si trovassero di fronte ad uno scambio ferroviario e ci fosse l’opportunità di nuove esplorazioni.
A volte però il nostro tempo è così impegnato che non abbiamo l’orecchio aperto ad ascoltare chi ci sta accanto.
Le nostre giornate sono come scaffali di una libreria che si riempie di libri sempre nuovi che a volte non riusciamo nemmeno a leggere tutti. Non riusciamo nemmeno a smettere di accumularne uno dietro all’altro. E mi domando ma perché “frulliamo” e occupiamo tutto il nostro tempo e le nostre attenzioni e non lasciamo qualche “tempo morto”?
Forse perché nel silenzio ci attende una strana compagna: la solitudine.
La solitudine è come un’ amica sgradevole ed esigente
…che ci cammina accanto e pretende di sedersi con noi “per bere una tazza di the” . Un tempo per ascoltarsi e per riordinare i pensieri, ricordare, sognare e fare progetti. A volte la solitudine con il suo sguardo scruta il nostro cuore e ci mette in contatto con i nostri affetti e le nostre emozioni. A volte accettiamo il suo invito a volte evitiamo ogni contatto. Nella solitudine pensiamo e speriamo di essere pensati. Facciamo spazio a noi e agli altri.
La solitudine è simile ad un grembo
…che contiene le nostre ansie, le nostre paure, i nostri desideri,i nostri fallimenti e li conserva come tesori da scoprire e da conservare.
La solitudine è come una stanza vuota in una casa arredata
…un luogo nostro e riservato. Uno spazio con i nostri pochi oggetti a cui siamo affezionati. Uno spazio in cui rifugiarci quando la vita ci sottrae a noi stessi e dove decidiamo di far entrare solo chi amiamo veramente. Ricordo che qualche settimana fa ho partecipato ad un interessante seminario tenuto da un relatore molto stimolante. Noi mamme ascoltavamo tutti gli spunti che egli ci donava con generosità.
A conclusione della relazione senza troppi preamboli ci siamo sedute in cerchio e come un fiume ci siamo “raccontate” con sincerità e con affetto: ognuna con la sua storia, ognuna con i suoi dispiaceri, le sue vicissitudini, figli, mariti, lavoro e poi sono sgorgate le lacrime. Un tumulto di emozioni. Un’esperienza che condividerò con la mia amica solitudine che mi chiama con pazienza “per l’ora del tè ” . Poi impugnando una fumante tazza Di the caldo le voci e le storie riaffioreranno e insieme alla mia compagna sarà gradevole sentirne ancora l’intensità. Nella solitudine gli occhi vedono e la consapevolezza che ne deriva ci fa sentire dei re alla guida del nostro regno.
Queste riflessioni mi evocano la storia del profeta Elia che fugge nel deserto. Si allontana quindi dalla moltitudine e dalla confusione e sceglie un luogo di solitudine e di silenzio. La voce di Dio non si esprime a lui con il fragore di un terremoto o con un vento forte ma“nel sussurro di una brezza leggera”.
Nella solitudine Elia incontra Dio e umilmente ascolta e rinasce a vita nuova.
Silvia Mandelli