“C’era una volta un re che disse alla sua serva raccontami una storia e la storia cominciò…”
E’ notte e la luce si fa ombra e i rumori si sopiscono. I bambini nelle case si apprestano a nuovi incontri: a volte sono persone e luoghi famigliari spesso sono il risultato della loro fervida immaginazione. I sogni che costellano il sonno dei bambini sono piacevoli, paurosi, meravigliosi e rassicuranti. Quante volte al mattino tutta la famiglia si siede riunita al tavolo per colazione e si condividono i sogni della notte. Spesso mamma e papà sono coinvolti in trame paurose e apparentemente senza senso i cui protagonisti sono anche spaventosi.
L’adulto ascolta e, a volte, nega o banalizza il racconto del bambino perché non è semplice approciarsi al suo mondo onirico. Il bambino narra e condivide i propri sogni alla ricerca di uno spazio-grembo capace di accogliere le sue paure, le sue emozioni vitali, i suoi desideri remoti che vengono resi manifesti nei sogni.
Ricordo che una mattina mio figlio, un bambino di 9 anni, mi raccontava di avere fatto un sogno molto spaventoso. All’inizio quasi si vergognava a parlava con riserbo. Poi, poco alla volta, diceva di avere sognato delle persone che volevano fare del male a dei bambini spruzzando loro in viso dei liquidi che provocavano delle lesioni alla pelle. Ho sentito la sua impotenza e non riuscivo a collocare queste immagini nella realtà di tutti i giorni di mio figlio. Avevo pensato di fare qualche domanda in più e poco alla volta mi aveva spiegato di avere visto un telegiornale in cui si parlava di alcune bambine che venivano sfigurate da degli acidi sul viso. Aveva visto queste immagini a casa dei nonni e queste paure avevano lavorate in gran segreto dentro di lui. Il sogno aveva spontaneamente elaborato e portato alla superficie questi contenuti così angoscianti. Ne abbiamo parlato e avevo provato a spiegare questi comportamenti violenti anch’io ho ma anch’io facevo fatica a “spiegare il male”.
Proviamo quindi noi adulti ad immaginare come un bambino vive di giorno nel mondo e a quanti e a quali stimoli è sottoposto. La notte dormendo egli chiude i suoi occhi sul mondo esteriore, il suo corpo si abbandona, il pensiero cosciente e razionale si sospende e lentamente perde il controllo su di se e sugli altri. Il suo mondo interiore prende forma e il fanciullo riposa perchè si sente al sicuro: amato e pensato da chi si prende cura di lui.
Le storie della buonanotte diventano un ponte rassicurante fra il mondo della veglia e quello onirico. Svolgono la funzione di nutrire di speranza il bambino perché sono favole a lieto fine sempre uguali. Il bene vince sul male e l’eroe, malgrado le inevitabili fatiche e peripezie della vita, riesce a vincere sul male. Esse suggeriscono strategie nell’eterna lotta fra il bene e il male. Il bambino si identifica per natura nel protagonista ed insieme a lui vive: paure, ansie, gioia, felicità e infine ne esce vittorioso. Le fiabe traducono in un linguaggio metaforico temi esistenziali universali.
Ricordo una giovane mamma che raccontava in un gruppo di donne che suo figlio adottivo, tutte le notti, prima di addormentarsi rivolgeva una preghiera ai bambini del mondo affinché tutti potessero avere dei genitori. Quali angosce e pensieri di preoccupazione costellavano il suo universo psichico. Il bambino affidava alla mamma che era vicino a lui ma anche a un Dio buono le sue preoccupazioni che erano troppo grandi per lui. La mente della madre si poneva in una posizione di ascolto empatico e teneva per sé l’angoscia per permettere di addormentarsi un po’ più sereno. I sogni trasformano i contenuti diurni e la psiche diventa un palcoscenico in cui si rappresentano storie che proteggono il sonno stesso.
Quante volte la sera i bambini chiedono a noi adulti di condividere le loro “abitudini”: la luce accesa, un’ispezione sotto il letto, una verifica nell’armadio o attraverso le tapparelle perché in questi luoghi possono “abitare” le loro paure. A un primo approcio sembrano comportamenti privi di senso ma per i bambini sono preziosi.
Piccoli rituali rassicuranti perché sempre uguali nella loro ripetitività e quindi più “addomesticati”.
Le storie della buona notte sono dei riti di passaggio dalla veglia al sonno. Ogni sera alla stessa ora circa nello stesso luogo e con mamma e papà ci si appresta insieme a varcare la soglia della sonno in cui il bambino vive e sperimenta in modo creativo e originale mirabili avventure che lo accompagnano nel viaggio più interessante: alla conoscenza si sé.
Silvia Mandelli- mamma e psicologa