Sono Cristiana Mariani, ex allieva di tanti anni fa, all’Istituto grafico di Cinisello (Mi) gestito dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Ecco la mia storia di donna e madre impegnata come catechista.
La mia parrocchia non è salesiana, ma il metodo usato per coinvolgermi nella catechesi dell’iniziazione cristiana è stato molto simile a quello di Don Bosco: “vai in mezzo ai ragazzi e insegnando imparerai!”.
Devo dire che non mi sono tirata indietro.
Certo l’educazione ricevuta in famiglia e alla scuola delle suore sono state una buona base. In più ci mettiamo la passione per l’approfondimento e la lettura. E magari anche la “vocazione” insita nel mio nome di battesimo…
Insomma ho cominciato a fare la catechista quando mia figlia frequentava la quinta elementare, preparandosi alla Cresima. La sua catechista aveva bisogno di un aiuto, mi chiese di interpretare per i bambini la lettura di una Via Crucis. Da allora sono passati vent’anni di servizio in parrocchia e riconosco che, come accade quando le cose si fanno per il Regno di Dio, ho ricevuto molto più di quello che ho tentato di dare.
L’approfondimento della mia fede
Perché preparare l’incontro (non dite la “lezione” ci suggeriva sempre il don) è pur sempre un andare a ricercare esegesi, preghiere adatte ai bambini e, adesso, anche immagini, video o altri mezzi multimediali che sappiano attrarre l’attenzione di questi “nativi digitali” che sono i nostri ragazzi. Quanto mi sono appassionata sui libri di Tonino Lasconi: “O catechista, mia catechista!”, quasi fossimo capitane (in maggioranza sempre femmine sono le catechiste) di eserciti sterminati. Quanti racconti di Bruno Ferrero si sono trasformati in variopinti cartelloni con immagini incollate un po’ storte, ma orgoglio dei ragazzi che le avevano cercate e ritagliate dai giornali!
Il piacere di lavorare in gruppo
Non dimenticherò mai alcuni momenti speciali di catechismo preparati insieme alle “colleghe”…
Quando organizzammo una Veglia di Pentecoste con bracieri accesi in chiesa, danze con nastri a significare il vento e piccioni viaggiatori (le colombe non le avevamo) liberati sul sagrato! Segni tangibili dello Spirito, no?
Vi domanderete perché quello che ho ricevuto dai bambini e ragazzi lo cito solo alla fine. Perché con loro c’è sempre di mezzo la fatica di farsi ascoltare, di renderli partecipi ed entusiasti. Spesso mi è sembrato di non esserne capace. E ho pregato tanto per loro.
Ho sempre pensato che fosse “cosa del Signore” compito suo aprire il loro cuore per farli crescere responsabili, onesti, generosi e disponibili a credere. Adesso che i primi “allievi” sono giovani uomini e giovani donne, e che, quando li incontro per strada, mi chiamano a gran voce (altrimenti spesso non li riconoscerei) e mi raccontano dell’università, del volontariato che fanno, di quello che sono diventati… credo proprio che il Signore abbia svolto benissimo la sua parte!