L’immagine del Piccolo Principe è l’emblema dell’infanzia, lo stato di grazia ritrovato, così prezioso perché raro,
Il 2015 sarà, tra l’altro, anche l’anno del Piccolo Principe.
Come se non bastasse il suo straordinario e molto longevo successo planetario (Wikipedia parla di edizioni in 220 lingue e 134 milioni di copie vendute in tutto il mondo), Il Piccolo Principe sembra destinato nel 2015 a un ancor più eclatante exploit. Il libro più celebre dello scrittore ed aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry, una specie di favola filosofica sul senso della vita e sullo sguardo innocente ma profondo dell’infanzia, conoscerà in questi mesi diverse nuove pubblicazioni e anche un adattamento cinematografico.
Ripercorriamone insieme il messaggio:
Questo capolavoro, ormai un cult della letteratura europea e non, è amato da generazioni di diversa cultura, lingua e trasversalmente piace a piccoli ed adulti.
La trama è ben nota, basta solo accennarla. Un pilota a causa di un guasto del suo aereo è costretto ad atterrare nel deserto del Sahara: nella vastità sabbiosa del deserto, nella solitudine a mille miglia da una qualsiasi regione abitata, nel silenzio totale, assoluto, improvvisa, una strana vocetta: “Mi disegni, per favore, una pecora?”
Il ragazzino è Il Piccolo Principe che ha abbandonato il suo pianeta nativo, poco più grande di una casa, e vaga per gli spazi, incontra personaggi bizzarri che impersonano vari aspetti dell’animo umano.
Nel nostro pianeta indaga non solo sull’amore, l’amicizia, ma anche sul senso dell’esistere e della morte. La sua apparizione è così tanto misteriosa quanto la sua scomparsa.
Fin qui la storia, esile come il filo delle Parche, ma intensa e profonda quanto la vita di una persona.
La figura del Piccolo Principe nella sua essenza di completa innocenza accarezza il nostro animo di lettori e ce lo fa amare sin dalla prima comparsa in scena. Come non intenerirsi al suo bisogno di affetto, come non partecipare alla sua dolente e disperata solitudine: tutto ciò che ha compreso ce lo insegna con il linguaggio di chi sa che “si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”
L’immagine del Piccolo Principe è l’emblema dell’infanzia, lo stato di grazia ritrovato, così prezioso perché raro, così possibile quando sarebbe impossibile. È un paradosso affermare che il libro è destinato o era destinato ai bambini perché non è necessario che si insegni a loro i valori autentici che noi adulti pedissequamente ripetiamo, siamo noi adulti che li dimentichiamo negli atti quotidiani e che abbiamo bisogno di recuperarli ritornando bambini con la mente e il cuore.
In uno stile così semplice, quasi disarmante, privo di sovrastrutture lessicali, l’autore ci pone davanti a verità incontrovertibile, a considerazioni assolute ed universali, stupefacenti perché suggerite da un fanciullo.
La lettura di questo breve scritto rinfranca la mente e come una sorgente d’acqua pura ci spiana l’animo e ci dispone agli altri e a considerare che quello che ci sembra così tanto importante da occupare spesso la nostra esistenza, forse, forse… anzi proprio, non lo è.
Tanti critici hanno analizzato, questo racconto, hanno scritto fiumi di definizioni, parole difficili, interpretazioni tra le più disparate, ma il fascino di questa opera è che attraversa il tempo e le generazioni mantenendo intatto il suo linguaggio poetico, l’autentica meraviglia di chi l’ha scritto.