L’autrice di questo libro, Silvia Madelli, è prima di tutto mamma e poi psicoterapeuta.
Da anni si occupa di bimbi Down.
Nel percorso fatto con questi figli” diversi” e con i loro genitori, ha raccolto storie umanissime e commoventi che ha tentato di donarci in un prezioso libro che lei stessa ci presenta.
Il titolo del mio libro “ L’albero delle ciliegie” è nato dalla poesia/ canzone di Fabrizio De André: Un Medico
Da bambino volevo guarire i ciliegi/ Quando rossi di frutti li credevo feriti/
La salute per me li aveva lasciati/ Coi fiori di neve che avevan perduti.
Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco/ Per questo giurai che avrei fatto il dottore/
E non per un dio e nemmeno per gioco:/ perché i ciliegi tornassero in fiore/ perché i ciliegi tornassero in fiore.
Dentro questa poesia c’è la stessa volontà di vita che Silvia ha voluto come senso profondo del suo lavoro di psicoterapeuta.
Lei stessa ci racconta la genesi del suo libro.
Tracce indelebili
Non ricordo il momento esatto in cui ho deciso di scrivere ma so che non potevo più farne a meno. Non si tratta di una decisione logica o razionale ma strettamente personale. Inizialmente mi soffermavo a riflettere sugli aspetti organizzativi del lavoro mentre nella mia mente circolavano storie di vita ricche di: saggezza, sentimenti emozioni, fatiche, sconfitte, paure, speranze e delusioni che tante famiglie avevano depositate forse inconsapevolmente in me. Ho custodito queste storie che ho raccolto come psicologa nei colloqui,nel lavoro di gruppo e nei progetti che ho realizzato insieme alle famiglie e ai bambini con sindrome di Down presso Agpd (Associazione persone con sindrome di Down) a Milano.
Come un viaggio
Poi, una sera, dopo un periodo di stasi e di insoddisfazione ho avuto un’intuizione che mi ha profondamente emozionata e ho finalmente compreso che desideravo ascoltare. La mia mente si è avvicinata con un ascolto silenzioso, accogliente, rispettoso, che apre alla relazione con l’altro senza sostituirsi a lui.. Credo che il mio lavoro sia come una sorta di viaggio che ci riporta al centro di noi stessi attenuando il terribile senso di smarrimento e di paura che la solitudine a volte ci fa provare.
Simona, Giovanni, Giada,Lucrezia…
Volti di bimbi “ diversi” si affacciano tra le pagine del libro. “Sono storie – scrive nella prefazione Egidia Albertini – dove si dispiega il dramma iniziale della rivelazione della diagnosi (umanissima la proposito, nella vicenda di Simona, la descrizione del comportamento della pediatra che prima di parlare ai genitori nella saletta attigua alla terapia intensiva aveva, in silenzio, estratto dal cassetto un pacchetto di cleenex aperto e lo aveva appoggiato sulla scrivania, prima di parlare, con necessario rigore scientifico, della diagnosi di anomalia cromomica)”. Sono storie di angoscia, ma pure di speranza. Accanto alla desolazione e alla paura per il futuro, si ode pure la forza e la speranza di padre e madri.
Gabriele papà di un bambino Down afferma: “La difficoltà della vita si può affrontare solo con la vita”:
E la mamma di Simona racconta: ”…Simona è stata un collante incredibile e io non posso dire di essere felice perché Simona ha la sindrome di Down… non per me, ma per lei… Simona mi ha resa una persona migliore…”.
Sull’onda di queste parole – conclude Silvia, l’autrice del libro e psicoterapeuta – ripenso all’ultimo incontro con la famiglia. Simona era seduta in sala d’aspetto con un vestito blu che sembrava un acquarello cangiante e luminoso. La mamma era al suo fianco e appena mi aveva vista si era alzata e mi era venuta incontro. Teneva in mano un sacchetto trasparente pieno di ciliegie grosse e rosse. Erano i frutti del suo albero e li aveva portati per me e la mia collega Monica. Avevo pensato: “…un albero di ciliegie che dà proprio buoni frutti”.