“Cosa stai facendo? Chi ti ha dato il permesso di giocare con lo smartphone?”
Libera riduzione da D supplemento de La Repubblica. Autrice del testo: Elasti@repubblica.it
Perché stai usando il mio telefonino? Non mi interessa che tu stia chattando con la nonna, se vuoi, puoi telefonarle dalla linea fissa”.
Non voglio vedervi davanti a uno schermo. Chiaro? Vi rincitrullite e diventate orrendi. Piuttosto andiamo al parco o invitate un amico a giocare o facciamo una torta o leggete un libro!”. Quando i miei figli sono inghiottiti da un videogioco… o catturati dagli emoticon in una chat con mia suocera a Bari, tendo a essere implacabile e a reprimere ogni dipendenza tecnologica, con un vigore e una fermezza che mi mancano in altri ambiti educativi in cui sarebbe richiesto e auspicabile altrettanto rigore.
Questo testo è l’incipit di un articolo apparso su D supplemento settimanale del quotidiano La Repubblica.
La mamma in questione (Elasti) si scopre lei pure dipendente dallo smarphone
Ogni mia attività- lettura, scrittura, conversazione, partita a rubamazzo, ripasso della lezione della poesia sull’autunno per la terza elementare, preparazione della cena- è interrotta continuamente dal controllo conpulsivo, nell’ordine, di: posta elettronica, pagine facebook, Twitter e siti di notizie. Lo so, è sgradevole, maleducato, irrispettoso e malsano. Sono consapevole di essere un pessimo esempio per i miei figli.
E allora la mamma riflette…
L’educazione passa soprattutto dall’esempio, volenti o nolenti siamo modelli. Se non voglio che i miei figli emulino lo zombie tecno dipendente in cui mi sono trasformata, devo disintossicarmi e tornare a essere quella creatura presente e per bene che ero un tempo, quando riuscivo a leggere 50 pagine di un libro senza mai distogliere lo sguardo, la mente, il cuore, le dita dal testo.
Al termine della riflessione, Elasti prende una decisione
Spengo tutto. E’ una terapia, mi dico. E, per due ore, dimentico il mio nome e il mio account Twitter. Infine decido che tutte le volte che esco con i miei figli lascio a casa il telefonino. Tanto non serve, mi ripeto ansimando.