Papa Francesco gli ha chiesto di non rimanere dietro la scrivania, ma di portare la sua tenerezza e la sua cura tra i più poveri
Si tratta di Monsignor Konrad Krajewski, polacco di 50 anni a cui il Papa ha chiesto di essere la sua mano, la sua voce, la sua carezza per chi soffre. Per questo, non è difficile vederlo spuntare tra i quartieri poveri della capitale. I suoi amici sono tra quelli che stanno a dormire sotto i portici del Vaticano, i senza dimora. Don Corrado, specie nei giorni più rigidi dell’inverno, li ha aiutati con pasti caldi, coperte, soprattutto vicinanza.
«Il Papa un giorno mi ha detto: le tue braccia saranno il prolungamento delle mie braccia». E così è iniziata l’avventura. «Quando mi ha nominato Elemosiniere mi ha aggiunto: la scrivania non fa per te, puoi venderla. E non aspettare che la gente bussi, vai tu a cercare i poveri, fallo per me». Su una Fiat Qubo gira per Roma, finora ne ha visitati 15 ospizi, dormitori, famiglie in difficoltà.
E ha agito sempre con discrezione, con umiltà. Nel 2013 ha distribuito oltre un milione di euro, frutto dei doni fatti al Papa. E’ pure volato a Lampedusa a portare aiuto ai migranti, carte telefoniche per chiamare a casa, a benedire le bare.
Quando gli chiedono un’intervista, si ritrae gentilmente dicendo: “ La povertà è una cosa seria, non serve per farsi pubblicità”. In genere, riduce al minimo le parole, mentre si consegna con generosità ai poveri delle stazioni romane :Ostiense e Termini.