26 luglio 2020 – Anno A
Vangelo di Matteo 13, 44-46
Commento di suor Cristina Merli, FMA
C’è una tale plasticità nei sostantivi che usa Gesù che, ancor prima di afferrarne il suono, riusciamo a vedere ciò che significano.
Tesoro, campo, perle preziose, reti, mare, pesci.
E poi ci sono i verbi. Verbi semplici, che si ripetono e che si rincorrono nel disegnare tracce nitide di senso.
Almeno nelle prime due parabole sono identici: trovare, andare, vendere, comprare.
Trovare
Un uomo “trova” un tesoro. Un tesoro che non stava nemmeno cercando, probabilmente.
Un mercante invece cerca delle perle preziose e ne “trova” una di inestimabile valore.
Trovare non è la conseguenza di un puro atto di volontà, spesso è una sorpresa, una meraviglia, un regalo.
“Trovare” è imbattersi per caso, senza sforzo e senza merito, in una realtà che colma di stupore, lascia senza fiato e fa cambiare prospettiva. Perché “trovare”, qui, è incontrare Gesù, che abita le pieghe e i piccoli dettagli della nostra esistenza.
Dono inaspettato.
La vita però mi ha insegnato che per “trovare” bisogna essere capaci di “stare dentro le cose”. Espressione che può avere un valore negativo, come nell’intensa poesia di Mariangela Gualtieri, per dire il rischio di “stare fuori di noi”.
Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
(Da Nove marzo duemilaventi)
Ma “stare dentro le cose” ha anche un significato evangelico profondo. Sono le parole che Gesù usa per risponde a sua madre e a suo padre quando lo trovano nel tempio tra i dottori della legge: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
Gesù “sta dentro le cose del Padre”. E lo fa vivendo fino in fondo ciò che la realtà chiede. È dunque nel quotidiano che ci è chiesto di dimorare con tutto noi se stessi perché è lì che il Regno si rivela.
È ciò che abbiamo potuto imparare in questo tempo, se non lo abbiamo sprecato.
“Stare dentro le cose”.
Dentro il silenzio delle strade e dell’anima.
Dentro la gioia di cucinare cibi buoni ogni giorno, di riscoprire che è rilassante sistemare gli armadi, che si sta bene in una casa ordinata.
Dentro le relazioni familiari sulle quali in genere surfiamo tra un fare e l’altro.
Dentro la preghiera che abbiamo dovuto reinventare nei modi, nei tempi, nel chiedere con forza che ci fosse svelato il senso della vita nella morte.
Non c’è bisogno di fare il segno della croce sulla realtà per santificarla, è già santa in sé, perché è lì che si disvela la Sua Presenza.
Andare
L’uomo e il mercante si mettono in moto, vanno, spinti da ciò che hanno trovato. I loro piedi, la loro mente, le loro mani si muovono per comprare l’oggetto desiderato. Ma il cuore è là, fisso, a presidiare il tesoro che hanno trovato.
Come dice così bene San Paolo:
Anche noi dunque, […] corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù.
(Ebrei 12, 1-2)
Vendere
Chi trova un tesoro dunque parte, ha guizzi di fantasia e creatività per capire come e cosa lasciare per non farsi sfuggire ciò che ha trovato.
Vendere è “lasciare”. Amo molto questo verbo. È il verbo dell’essenzialità. È il verbo del fare spazio perché qualcosa di più vero e di grande possa entrare.
Lasciare andare permette di scorgere con occhi limpidi i prodigi quotidiani, di scoprire i segni del Regno dei quali è impregnata la realtà.
E in queste parabole il verbo assume una connotazione speciale, perché non si lascia con la nostalgia di ciò che si è perduto, ma con la gioia piena di chi ha trovato!
Ecco allora che, come dice la teologa Antonietta Potente, beati sono i miti perché non pretendono spazio, lasciano andare, allentano la cinghia della propria sacca per fare spazio ad altro, all’altro.
Comprare
Infine comprare. A questo punto si è pronti per gustare fino in fondo la promessa di gioia, di Bene, di pienezza che viene dalle parabole. Pronti per tenere Lui, l’Essenziale, il Tesoro, la Perla preziosa che ci può permettere di vivere nell’Amore.
Nella mia ingenuità ho spesso pensato che questo movimento fosse avvenuto una volta per tutte dopo avere incontrato Cristo. E poi invece ti accorgi che è un dinamismo che si ripete quotidianamente, tutti i giorni, se “stai nelle cose del Padre”.
Sorpresa inattesa
trovarTi nelle pieghe del giorno.
Andare con i sensi
e con l’anima in Te
restare.
Lasciare andare ciò che
è d’inciampo
all’Amore.
Tenere per sé,
colmi di gioia,
l’Essenziale.